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La nuova Rai: un dipartimento della Presidenza del Consiglio

Ieri il Senato della Repubblica ha approvato in via definitiva, in un clima prenatalizio caratterizzato da una malcelata indifferenza, la legge che disciplina l’assetto di vertice della Rai. Una brutta legge che non affronta i nodi principali dell’assetto radiotelevisivo pubblico e che disegna la nuova Rai come una sorta di Dipartimento della Presidenza del Consiglio.
I principali quotidiani hanno relegato la notizia nelle pagine interne e molti di loro, per renderla attraente, hanno ritenuto di “condirla” con la previsione economica del gettito del nuovo canone (+420 milioni) riscosso in bolletta e derivante da un’altra legge (quella di Stabilità). Una sorta di eterogenesi dei fini.
L’assimilazione del nuovo assetto Rai con quello di un Dipartimento della Presidenza non deve suonare affatto dispregiativo né per la Pubblica amministrazione, né tanto meno per gli uomini e le donne chiamati a guidare la Rai. Innanzitutto perché ci sono dipartimenti della PA di primissima qualità retti da eccellenti “servitori dello Stato” che meritano la massima ammirazione e che “governano” importanti, anzi, decisivi settori della vita del paese. I nuovi vertici della Rai e in particolare la Presidente e il DG, ora ribattezzato AD, hanno “curricula” di tutto rispetto e certamente governeranno al meglio la radiotelevisione pubblica nei prossimi anni.
Il problema è un altro. Non è qui in discussione la capacità delle persone, ma la bontà di un assetto. La predisposizione o meno di “regole” adeguate per governare una televisione pubblica in una fase di transizione estremamente delicata.
Le parole chiave, i principi, che dovevano essere declinati dalla legge sono tra i più impegnativi: autonomia, indipendenza, pluralismo. Questi principi non rappresentano qualità individuali, ma devono essere assicurati, garantiti dal disegno della struttura. In questa legge proprio non si vedono. Nessuno chiede ad un Dipartimento dello Stato di assicurare questi valori, ma alla televisione pubblica si.
Si provi a dare un’occhiata all’assetto dei principali paesi europei e si faccia un confronto serio e leale: mi permetto di dubitare che si possano trovare analogie con il modello italiano.
Naturalmente auguro a chi governerà la Rai di questi anni i migliori successi, ma credo che questo difetto d’impostazione peserà non poco nella vita successiva dell’azienda. La complessità sociale esiste, soprattutto nel campo delle idee ed esiste la necessità di governarla con regole appropriate. Una cosa è certa: questa complessità non potrà mai essere eliminata per legge. La dipendenza dal Governo, la semplificazione decisionale, la concentrazione dei poteri in questo campo più che vantaggi costituiscono degli handicap. Posso sbagliarmi, ma guardandomi intorno non credo proprio!

CIR e FIP: protocollo d’intesa a favore dei rifugiati.

14 dicembre 2015 – Il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) e la Federazione Italiana Pallacanestro (FIP) hanno firmato un protocollo d’intesa per la promozione di iniziative sulle tematiche dei rifugiati e richiedenti asilo.
Una collaborazione che inizia in un momento particolarmente importante, in cui l’Italia e l’Europa si stanno confrontando con le sfide imposte dall’attuale crisi di rifugiati. Centinaia di migliaia di persone continuano, ormai da tempo, a giungere in Europa, in Italia, in fuga da conflitti, persecuzioni e violenze. Molte di loro perdono la vita nei viaggi che intraprendono per cercare protezione nel nostro continente. Le dimensioni, la continuità e le condizioni drammatiche delle persone forzate a spostarsi ci impongono di trovare nuove strategie per promuovere e favorire la loro protezione, accoglienza e integrazione.
“Siamo veramente felici dell’intesa che abbiamo siglato con la FIP, perché crediamo che mai come in questo momento lavorare a favore dei rifugiati significhi cambiarne la percezione attraverso il coinvolgimento della società civile. Abbiamo il dovere di creare un clima di comprensione e accoglienza che favorisca la protezione in Italia e in Europa di chi è costretto alla fuga e che contrasti le troppe spinte xenofobe e razziste” dichiara Roberto Zaccaria Presidente del CIR.
“Saremo al fianco del presidente Zaccaria e del CIR in questa considerevole sfida che vede tutti, direttamente o indirettamente, impegnati -afferma il Presidente della FIP Giovanni Petrucci- La FIP ha una rete capillare ed omogenea sul territorio, e promuove la pallacanestro come momento educativo e formativo per i nostri ragazzi e le nostre ragazze contribuendo così ad accrescerne la consapevolezza come cittadini. Sentiamo di porter dare un contributo sostanziale per un cambiamento anche culturale, oramai non più differibile”.
La FIP sarà in questo percorso un partner strategico. Seconda Federazione sportiva in Italia per tesserati ha nella sua missione anche la promozione dell’attività sportiva come punto di riferimento per l’educazione dei giovani. La FIP è infatti da tempo impegnata nella promozione di attività di ampia portata sociale attraverso lo sport; il suo supporto a favore del CIR permetterà di realizzare eventi, diffondere campagne, sensibilizzare e creare specifici progetti.

23 novembre Serata degli Amici del CIR. Nel corso della serata, alla quale hanno partecipato circa 200 persone, sono stati premiati i vincitori della seconda edizione del concorso Fammi vedere. Il titolo del vincitore è Frontiers. L’autore è Hermes Mangialardo.https://youtu.be/rCx6c9L49Ag
Si tratta di un film di animazione di 2 minuti che racconta con straordinaria poesia il dramma dei muri e delle barriere visto con gli occhi dei bambini. Sul canale Youtube Roberto Zaccaria Cir è possibile vedere anche la presentazione del CIR https://youtu.be/tM9sAz705NU e gli altri finalisti. Il secondo premio è stato riportato da Sentimenti e desideri di un rifugiato di Gabriele Pangallo Finalista Concorso CIR 2015 e il terzo classificato Il rifiuto di Souleymane Dia I video, insieme ai due fuori concorso Jasmine di Luigi Mantuano e Onedayinjuly di H. Mangialardo sono visibili sul canale Youtube Roberto Zaccaria Cir.

Questo è il video vincitore della seconda edizione del concorso Fammi vedere. Il titolo è Frontiers di Hermes Mangialardo.

Presidente CIR Zaccaria risponde ad articolo di Libero

Vorrei fare qualche breve considerazione a margine di un ampio articolo apparso su Libero giovedì scorso e dedicato al concorso per cortometraggi che il Cir ha promosso per il secondo anno e che scade il 30 ottobre 2015.
Rispondo io perché sono stato io a volere questo concorso per trovare un modo di raccontare in due minuti (basso costo quindi) la storia di queste persone che scappano da drammi assoluti ed arrivano in Italia e in Europa per trovare rifugio.
A mio giudizio proiettare quei brevi racconti di storie individuali è molto importante. Forse sarebbe stato utile che il giornalista di Libero prima di scrivere il suo articolo avesse provato a vedere i corti vincitori che sono sul sito del Cir (www.cir-onlus.org).
Invece che cosa ha fatto Libero? Ha fatto un titolo ad effetto e denigratorio “Paghiamo con soldi pubblici il festival di film sui rifugiati”.
Un’operazione di discredito molto scoperta, condita con falsità evidenti in un articolo che trasuda disprezzo verso tutto il mondo dei rifugiati e degli immigrati.
Prima falsità: il concorso non è un festival ma si svolge via internet e conclude con la premiazione dei migliori in una cena di raccolta fondi.
Seconda falsità: il concorso (quindi non festival) non è pagato con soldi pubblici, ma è stato sostenuto lo scorso anno dalla Siae e da Mediterranean Hope (FCEI) e quest’anno la Siae è stata sostituita dal Rotary E-Club Rom@.I premi per i primi tre classificati ammontano in totale a 1.800 euro.
Terza falsità: il concorso non è certo l’evento più prestigioso messo in piedi dal CIR. Basta andare diligentemente sul sito e si scoprono le tantissime cose fatte dal CIR in questi 25 anni e, solo per citare una cifra, le oltre 100 mila persone assistite.
Infine non si tratta di una falsità ma solo di un’inesattezza: sul sito non c’è solo il bilancio del 2013 ma vi sono anche i dati essenziali del 2014 dai quali si ricava che il CIR ha un disavanzo di gestione di 16 mila euro.
Conclusione: sarei proprio curioso di sapere se questo tipo di articoli risponda o meno allo spirito e alla lettera della Carta di Roma* che proprio i giornalisti hanno voluto per misurare la serietà e il rigore con il quale vengono trattati questi temi sensibili.
*Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. Protocollo d’intesa 13 giugno 2008 sottoscritto dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

Juncker: la faccia umana dell’Europa – ma come ci si arriva?

Il CIR apprezza con convinzione l’affermazione del Presidente della Commissione Euopea Juncker che di fronte alla crisi dei rifugiati tutti gli interventi politici devono partire dai principi di umanità, dignità della persona e giustizia storica europea.

Il discorso di Juncker marca un ri-orientamento fondmentale in quanto all’assunzione delle responsabilità comunitarie al dettame etico di accogliere i rifugiati, all’obbligo di tutti gli Stati membri, senza eccezioni, di aprire loro le porte. Con la proposta di ricollocare complessivamente 160.000 richiedenti asilo dall’Italia, dalla Grecia e dall’Ungheria in altri Stati membri si intraprende la strada giusta e opposta a quella del “Sistema Dublino”, che così viene di fatto superato.

Non saranno più solo gli Stati della frontiera esterna dell’Unione ad essere responsabili di garantire il diritto di asilo a chi approda da fuori dell’Unione sul loro territorio. “Tuttavia”, sottolinea Christopher Hein, portavoce del CIR, “è da vedere come funzionerà nella prassi questa distribuzione. È un Piano destinato a fallire se i legami dei richiedenti asilo con un determinato paese non saranno presi in considerazione, se avverranno trasferimenti decisi freddamente a tavolino senza includere le persone come soggetti del Piano e del proprio destino”.

Nel discorso aperto e coraggioso di Juncker, il CIR si meraviglia comunque del fatto che nessuna menzione sia stata fatta sulle vie di accesso dei richiedenti asilo alla nuova Europa solidale e alla protezione. “I richiedenti asilo e i rifugiati devono continuare a pagare i trafficanti di persone, a rischiare la vita nel mare o nei TIR perché nessun paese fornisce loro un visto di ingresso?” chiede Hein.

Juncker ha parlato di canali legali per migranti, al fine di soddisfare esigenze del mercato del lavoro e di contrastare l’invecchiamento della popolazione. “Bene”, conclude Hein, “ma il primo atto per ridurre il numero di vittime nel tragitto verso l’Europa deve essere quello di aprire canali protetti e legali per le persone in fuga, per richiedenti asilo e rifugiati”.

CIR: ECATOMBE NEL MEDITERRANEO, L’EUROPA STA TRADENDO I SUOI PRINCIPI FONDANTI. DIA RISPOSTE SUBITO.


Il Consiglio Italiano per i Rifugiati – CIR è sgomento di fronte all’ultima ecatombe nel Mediterraneo. Il dolore e l’indignazione sono immensi. Come è possibile che l’Europa, la terra in cui sono nati i diritti, continui ad essere indifferente di fronte a tragedie che quotidianamente inghiottono la vita di centinaia di uomini, donne e bambini? L’Europa si deve muovere al di là degli interessi nazionali, in difesa dei diritti di tutti gli uomini e di tutte le donne. Non è più possibile aspettare, questa colpevole indifferenza deve finire.
“Deve essere subito convocata una riunione straordinaria del Consiglio Europeo perchè l’Unione Europea si assuma finalmente la responsabilità di dare risposte politiche e operative al dramma dei migranti e rifugiati. Deve essere immediatamente istituita un’operazione Mare Nostrum Europea per permettere una efficace opera di ricerca e salvataggio. Secondo, deve essere rapidamente affrontato il tema della sicurezza in Libia, dove le condizioni dei migranti e rifugiati, incastrati in una guerra civile, sono drammatiche e i viaggi cui sono costretti, da trafficanti disumani, sempre più pericolosi. Infine, non ci stancheremo mai di dirlo, devono essere istituite forme alternative per entrare in modo sicuro in Europa. E’ il momento che un Consiglio Europeo decida su questioni che riguardano il rispetto e l’attuazione dei valori fondamentali dell’Unione, in primis il diritto alla vita. L’immigrazione e la salvaguardia di diritti umani non sono temi che possono essere trattati solo in base alle politiche decise dai Ministri dell’Interno, che si concentrano su ordine, sicurezza e interessi nazionali. Vogliamo infine fare un appello anche al Parlamento Europeo: dove è la sua voce? Dove nella sua agenda i diritti dei rifugiati e dei migranti?” dichiara Christopher Hein direttore del CIR.
Questo comunicato viene diffuso ai mass media in Italia e attraverso le nostre organizzazioni sorelle in tutta Europa. Siamo convinti che in questo momento l’opinione pubblica, i giornalisti, gli operatori della comunicazione giochino un ruolo fondamentale.

Considerazioni e suggerimenti sulla legge elettorale

Intervento Zaccaria audizione CameraPremessa. La maggior parte dei costituzionalisti prenderanno necessariamente le mosse dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014 e molti cercheranno di capire se in questa proposta di legge sia rispettato o meno il corretto bilanciamento tra il principio di rappresentanza e tra quello di governabilità che costituisce uno degli assi centrali di quella fondamentale decisione e nella consapevolezza che la prima è la regola assoluta e il secondo rappresenta un correttivo che opera in termini di pura “eccezione”.
Uno dei nodi centrali che caratterizza questa legge è certamente costituito dalle modalità di costruzione del premio di maggioranza che, anche se supera alcune delle obiezioni fatte dai giudici costituzionali, è suscettibile di molte altre valutazioni critiche per la sua struttura che altera il principio maggioritario (vedi per tutti Onida in sede scientifica, ma anche le incisive considerazioni di Scalfari, domenica su Repubblica: un premio che non sia attribuito al 50+1% rappresenta una forte distorsione) e costituisce, con ogni evidenza, una deformazione del principio di rappresentanza democratica.
Ragionando nella traiettoria della sentenza della Corte è difficile non rilevare che non c’è alcuna soglia per il secondo turno di ballottaggio tra le due liste più votate al di sotto del 40%, con la conseguenza che potrebbe avere il premio di maggioranza una lista, certamente più votata delle altre, ma che potrebbe aver raggiunto al primo turno una soglia di molto inferiore al 40%, rendendo così il primo turno una fase meramente formale. E’ molto dubbio che questa soluzione corrisponda alle indicazioni della Corte (Così Caretti). Introdurre un secondo tetto per il secondo turno, in mancanza del raggiungimento del quale si ripartiscano i seggi con il sistema proporzionale potrebbe avere un senso reale.
Si afferma da parte di molti specialisti che un premio di maggioranza come è concepito da noi non esiste in nessuna grande democrazia occidentale, salvo forse la Grecia. Io non mi soffermerò, in questa sede, neppure su possibili confronti di diritto comparato con gli Stati che applicherebbero un principio equivalente (ci sono molti colleghi che ne sanno di più), né intendo misurarmi con quanti sostengono che presto questo nostro modello sarà copiosamente esportato all’estero: infatti non ho alcuna capacità divinatoria.

Una “riforma” con lo sguardo rivolto al passato

Una riforma Il disegno di legge sulla Rai pubblicato in questi giorni dopo molte anticipazioni giornalistiche si muove sia tecnicamente che politicamente all’interno del disegno della legge Gasparri (2004) e del TU sulla radiotelevisione (2005), verso i quali si procede con la pura tecnica dell’emendamento.
E’ caratterizzato più da una visione retrospettiva che da un’idea di riforma. L’unico accenno ad una ridefinizione dei principi, non fosse altro che per adeguarli ai tempi che cambiano, è contenuto in una delega dai contenuti estremamente generici.
Il concetto di indipendenza che costituisce uno dei cardini dei servizi pubblici europei è del tutto assente ed infatti la governance è fondata su un accresciuto ruolo dei partiti e del Governo. Nessuna rappresentanza, neppure simbolica è attribuita al pluralismo sociale. Un singolare gioco delle parti si svolge tra partiti in Parlamento, Governo, Ministro dell’economia, ed assemblea (sempre nelle mani del Governo). La commissione parlamentare, ancora più indebolita, compare nel disegno come un inutile soprammobile.
Vediamo ora nel dettaglio i punti più critici che l’esame parlamentare dovrebbe cercare di correggere.

Dall’accoglienza all’integrazione

Stamattina (16 marzo, ore 11) a Latina, all’Istituto Vittorio Veneto Salvemini ho partecipato alla tavola rotonda organizzata con il nostro patrocinio e con quello dei Comuni di Latina, Aprilia, Maenza, Monte San Biagio, Roccagorga, Sezze sul tema “Dall’accoglienza all’integrazione”
Hanno portato il saluto oltre ai sindaci patrocinanti e ai dirigenti scolastici, il prefetto di Latina, Pierluigi Foloni, l’on.Maria Teresa Amici, sottosegretario ai rapporti con il Parlamento e alle riforme. Hanno presentato relazioni l’on. Silvia Costa , presidente della Commissione cultura del Parlamento europeo e Rita Visini, assessore alle politiche sociali della Regione Lazio. Monica Guerritore ha presentato il cortometraggio su Samia ed ha portato la sua testimonianza così come Marie Therese Mukamitsindo della Cooperativa sociale Karibù di Sezze. Ha coordinato la riunione Luigi Mantuano ed io ho concluso la mattinata.
Da parte mia ho presentato i tre cortometraggi vincitori dell’edizione 2014 ed ho anticipato le linee del concorso Fammi vedere del 2015. Ho raccolto la disponibilità dell’on. Silvia Costa a far parte della giuria.
Rispondendo ad una delle numerose domande degli studenti ho ribadito la necessità di superare il sistema di Dublino che costituisce un ostacolo ad una gestione del sistema di asilo in chiave pienamente europea. Ho rivolto anche un invito alle istituzioni ed in particolare a Parlamento e al Governo di affrontare in maniera compiuta una legislazione adeguata ai tempi in materia di immigrazione, di cittadinanza e di libertà religiosa. Senza questi interventi anche l’attuazione delle direttive europee ed il testo unico in materia di asilo rischia di essere insufficien

I “paletti” per una riforma della Rai che aspettiamo dal 2004

Negli anni passati, a partire dall’infausta controriforma del Ministro Gasparri del 2004 (Legge n.112 di quell’anno poi transitata nel TU della radiotelevisione -31 luglio 2005 n.177), abbiamo presentato, con Articolo21, numerose proposte di legge in Parlamento e fuori del Parlamento sulla “questione Rai”. Abbiamo affrontato tutti i temi nevralgici dell’assetto della televisione pubblica: la missione,la governance, il finanziamento, l’antitrust e il conflitto d’interessi. L’unico grande progetto di partecipazione dei giovani e delle scuole per identificare la nuova missione della Rai è stato realizzato proprio da Articolo21.
Tutte queste proposte sono state fatte per riportare l’Italia in Europa ed evitare le procedure d’infrazione che si prospettavano minacciose.
Oggi, nel momento in cui il Governo ha annunciato di voler intervenire, abbiamo solo posto una condizione preliminare e cioè che non si scelga la strada del decreto legge. Non ci sono le condizioni costituzionali di necessità e di urgenza e la materia non lo consente. Il precedente più importante di decreto legge in materia radiotelevisiva risale al 1984 (d.l. 6 dicembre 1984 n.807), ai tempi di Craxi e in favore dell’imprenditore Berlusconi. Non sembra proprio il caso di riprendere quella strada.
Non ci pare neppure il caso, in questo momento, con il Governo che ha annunciato una sua prossima iniziativa, di presentare una nuova proposta di legge, tra le tante che si affastellano sui tavoli del legislatore. Le nostre proposte, per chi volesse consultarle, sono facilmente rintracciabili sul nostro sito.
Quella che sembra necessaria oggi è una sintetica griglia di principi capaci di realizzare una lettura “critica” dei testi che presto verranno proposti.
1.Diciamo innanzitutto che non basta dichiarare che la riforma della Rai deve mettere i partiti fuori dalla televisione pubblica. Questo va bene. L’abbiamo detto con tanti altri fino alla noia. Vorremmo aggiungere che dalla televisione pubblica devono essere tenuti fuori, sia i partiti che il Governo. Se uscissero i primi e restasse il secondo sarebbe una iattura e non si rispetterebbe il principio enunciato dalla Corte costituzionale fin dalla sentenza n.225 del 1974. “Che gli organi direttivi dell’ente gestore (si tratti di ente pubblico o di concessionario privato purché appartenente alla mano pubblica) non siano costituiti in modo da rappresentare direttamente o indirettamente espressione, esclusiva o preponderante, del potere esecutivo e che la loro struttura sia tale da garantirne l’obiettività”.
Non c’è un solo modo per realizzare questa condizione, ma ne esistono diversi.
2.La proprietà delle azioni deve transitare dal Governo ad un altro soggetto. I poteri della proprietà sono inevitabilmente invasivi. Una fondazione va bene ma l’importante è che il suo vertice sia capace di rappresentare, al meglio, la complessità e il pluralismo (sociale,culturale,ideativo, produttivo, tecnico) della nostra società. Da quella fonte vengono scelti gli amministratori della società.
3.Il passaggio decisivo è rappresentato dai requisiti (elevati) per accedere sia al Consiglio della Fondazione che al Consiglio della Rai. L’indipendenza si gioca su quei requisiti e sulla trasparenza delle scelte. E’ indispensabile un confronto pubblico delle candidature ed una scelta garantita al massimo livello. Credo che per offrire questa garanzia debbano impegnarsi sia la Presidenza della Repubblica che le Presidenze delle Camere, così come avvenne nel 1993. E si ricordi sempre che tutti questi soggetti hanno il dovere istituzionale di garantire le minorante, ma non con il manuale Cencelli.
4.Non è essenziale che resti la Commissione parlamentare Rai. Il Parlamento può esercitare in prima persona e in maniera più autorevole le competenze di indirizzo, valendosi in fase preparatoria delle sue commissioni. Le Autority possono esercitare funzioni regolamentari ma non di nomina. Non tutte hanno una consolidata tradizione di indipendenza.
5.Due soli paletti ancora. Il conflitto d’interessi, prima di tutti. Se ci fossero dei dubbi la vicenda di Raiway insegna moltissime cose. Fu Gasparri e il Governo Berlusconi a bloccare nel 2001 la vantaggiosissima vendita agli americani di Crown Castle del 49 per cento delle azioni ed è Mediaset oggi a tentare una sorta di scalata della società. E’ indispensabile che nella legge vi siano precise incompatibilità che rendano impossibile attribuire posizioni di responsabilità nella televisione pubblica a chi versi in condizioni di potenziale conflitto con i suoi interessi.
6.Il finanziamento infine. Il punto è tra i più delicati. Lo è ancora di più dopo la discutibilissima sottrazione alla Rai dei 150 milioni nel corso del 2014. E’ vero che c’è un’evasione intollerabile del canone. Bisogna trovare gli strumenti per superarla. Si può cercare un aggancio diverso, come si è fatto in Francia o in Germania, all’abitazione o alla bolletta elettrica. La scelta più pericolosa resta quello di finanziare la televisione pubblica con i criteri della fiscalità generale. Il Governo si troverebbe ad avere in quel caso l’ultima parola ed allora passeremmo dalla padella alla brace.
Una televisione pubblica finanziata direttamente dal Governo getterebbe alle ortiche ogni speranza di seria indipendenza.

Mattarella: spero che la convergenza sia la più ampia possibile

La candatura di Sergio Mattarella è stata una grande scelta. Mancano poche ore al risultato e mi auguro che sul suo nome convergano i consensi del Parlamento, nella misura più ampia possibile. Si tratta di una grande personalità con le caratteristiche ideali per essere presidente. Una competenza fondamentale di costituzionalista. Un percorso politico di grande significato, sia al Governo che in Parlamento. Da ultimo una significativa presenza alla Corte costituzionale. Un carattere schivo, riservato, ma molto fermo. Una persona in prima linea nella lotta alla mafia. Una persona provata da durissimi vicende famigliari. Chi meglio di lui sarà in grado di rivestire il ruolo di Presidente. Credo che pochi come lui conoscano le regole per esercitare correttamente questa funzione. Credo che non sia giusto chiedergli altro impegno se non quello di interpretare il suo ruolo ad alto livello. Si illude chi pensa che possa da subito esercitare un ruolo dirompente sulla riforma costituzionale e sulla legge elettorale, che pure avrebbero bisogno del suo attento controllo; ma credo, anzi, sono sicuro che non farà mancare i suoi suggerimenti discreti, ma estremamente autorevoli, a chi di dovere.
E infine devo confessare che mi piace molto anche perchè è interista.