Gruppo di lavoro di Art.21 sul conflitto d’interessi

L’assemblea di Art. 21 ha deliberato di dar vita ad un gruppo di lavoro sul tema del conflitto d’interessi che metterà a punto una proposta aggiornata, anche alla luce di quelle presentate in Parlamento nella scorsa legislatura. Hanno gà dato l’adesione al gruppo di lavoro Roberto Zaccaria, Vincenzo Vita, Alessandro Pace,Gianni Cuperlo, Paolo Caretti, Beppe Giulietti, Andrea Pertici (che ha scritto una monografia sul tema e del quale pubblichiamo una nota), Nicola D’Angelo, Michela Manetti, Nino Rizzo Nervo, Giorgio Balzoni. Ulteriori adesioni potranno essere date al sito di Art.21 o a info@robertozaccaria.it
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Con il conflitto d’interessi “si mangia”
di Andrea Pertici, Professore di diritto costituzionale all’Università di Pisa

Il conflitto d’interessi torna di attualità. L’Italia ha in materia una legge del 2004: la c.d. “legge Frattini”, dal nome dell’allora ministro della funzione pubblica del II Governo Berlusconi che la propose.
Questa legge ha mostrato tutta la sua inefficacia (come risulta anche dalle relazioni semestrali dell’Antitrust) ed è stata censurata dalla Commissione di Venezia (assieme alla “legge Gasparri” sulle telecomunicazioni), rimasta tuttavia inascoltata.
Da alcune settimane il tema è tornato al centro del dibattito, determinando subito la reazione di chi afferma che “il Paese ha problemi più importanti” e che “con il conflitto di interessi non si mangia”. Evitando di rispondere con una battuta per cui, al contrario, chi si trova in situazioni di conflitto di interessi mangia, eccome; pare utile ricordare come D.F. Thompson, professore ad Harvard, già oltre vent’anni fa (nel suo Paradoxes of Government Ethics) abbia mostrato che l’etica pubblica è il presupposto per poter svolgere efficacemente l’azione di governo; e come, al contrario, l’assenza di regole certe e chiare di etica pubblica determini una dispersione della medesima azione. Ormai pare ampiamente dimostrato, infatti, che la corruzione ed i diffusi conflitti di interessi allontanano gli investitori dall’Italia e che questo acuisce la crisi economica in atto.
Un intervento in materia è quindi urgente. Ma attraverso quali punti fondamentali dovrebbe passare?
1. Individuazione di cos’è il conflitto di interessi, che si realizza quando chi è incaricato di rappresentare interessi pubblici ha (o rappresenta anche) interessi privati potenzialmente confliggenti con i primi.
2. Predisposizione di strumenti di prevenzione del conflitto di interessi, attraverso un sistema concreto e graduato che va dall’obbligo di astensione (nel caso in cui il conflitto emerga del tutto sporadicamente) all’incompatibilità (quando dell’interesse privato si ha non la titolarità ma la rappresentanza) all’obbligo di alienazione o di istituzione di un blind trust. Quest’ultimo rappresenta il conferimento del patrimonio in un fondo, trasformato in assets che il proprietario non conosce, potendo così svolgere liberamente il proprio mandato.
3. Predisposizione di misure sanzionatorie efficaci per l’ipotesi in cui vi siano state violazioni delle regole di prevenzione.
4. Individuazione di un’Autorità terza (non di nomina governativa), in grado di vigilare sull’applicazione della predetta normativa, dotata degli strumenti necessari per assicurarne il rispetto.
Vale forse la pena precisare che in Italia il problema del conflitto di interessi si è intrecciato – e molto fortemente – con quello della libertà di informazione (come anche il parere della Commissione di Venezia sulle leggi Frattini e Gasparri conferma). Si tratta comunque di due questioni distinte: anche quest’ultima meriterebbe di essere affrontata quanto prima, anzitutto liberalizzando maggiormente il mercato e prevedendo chiare ipotesi di ineleggibilità. Ma questo problema merita di essere affrontato separatamente.
Rimane da comprendere se, dopo decenni di ritardi, la difficile legislatura che ha appena preso avvio riuscirà ad affrontare seriamente queste questioni.

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