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Campagna di raccolta fondi del CIR Rifugiati Dona al 45503

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Migliaia di persone fuggono da guerre e violenza…….molte perdono la vita.
Non è giusto alzare muri …..
Ma garantire, a chi chiede asilo, protezione e percorsi d’integrazione, rapidi e sicuri: accoglienza ai bambini non accompagnati, lingua italiana, lavoro.
Aiuta il CIR-Rifugiati a costruire vera integrazione evitando marginalità e insicurezza.
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Riforma costituzionale: perché dire NO in caso di referendum.

Secondo l’art.138 Cost. il referendum serve per raccogliere le valutazioni dei CITTADINI, che devono esprimersi in prima persona, aldilà degli schieramenti partitici e governativi, sulle modifiche alla Costituzione approvata nel 1948.

1) Consenso ridotto in Parlamento. Si era detto – anche da parte dell’attuale Presidente del Consiglio – che riforme molto ampie della Costituzione avrebbero dovuto raccogliere un consenso molto ampio in Parlamento, come avvenne alla Costituente. Questo non è avvenuto e in alcuni passaggi si è perfino invocata la disciplina di partito o di maggioranza per convincere le minoranze.
2) Forma discutibile. Tenere distinti: Governo e Costituzione. La riforma è scritta male e stona rispetto al bellissimo testo originale della nostra Costituzione. Il Governo ha avuto un ruolo eccessivo, rispetto alla Costituente, quando il Governo si astenne dal condizionare i lavori. Il Governo ora vuole condizionare anche il giudizio referendario, ponendo una fiducia impropria sul risultato. “Se non vince il SI vado a casa”.
3) Senato troppo debole. Regioni indebolite. C’è un’evidente asimmetria tra Camera e Senato. La seconda Camera è squilibrata tra composizione e competenze. Rappresenta le autonomie regionali che nel frattempo sono state quasi azzerate. E’ un “dopolavoro” di consiglieri regionali che non bilancia la prima Camera e sarà inevitabilmente controllata dai partiti più che dalle Istituzioni territoriali.
4) Troppi procedimenti legislativi. Prima c’era un procedimento legislativo semplice e ordinato. Si dice di voler semplificare.Con le modifiche introdotte, anziché snellire il processo di formazione delle leggi, lo si complica. Si sono sostituiti almeno sette diversi procedimenti legislativi ed aumenterà inevitabilmente il contenzioso costituzionale.
5) Troppo forte il Governo in Parlamento. Finora il Governo aveva già un peso molto forte in Parlamento. Ora le cose peggiorano. Per effetto della legge elettorale il Governo potrà contare su di una maggioranza amplissima alla Camera ed anche nel Parlamento in seduta comune (che ne costituisce una sorta di propaggine). Potrà continuare a fare i decreti legge e disporrà di una corsia preferenziale per fare le leggi che giudica importanti. Il Parlamento composto in gran parte da “nominati” (preoccupati della rielezione che dipende dal “capo”) non avrà la possibilità di bilanciarne i poteri.
6) Indeboliti gli organi di garanzia. Presidente della Repubblica, Corte costituzionale e CSM escono più deboli per effetto di questa riforma. Risultano soprattutto compromessi i meccanismi di elezione.

Ponti non muri: garantire l’accesso alla protezione nell’UE

Il progetto “Ponti non muri”, sponsorizzato dal Gruppo Unipol, mira a garantire l’ingresso legale e sicuro dei rifugiati in Italia e in Europa, attraverso attività di advocacy nei confronti delle Istituzioni nazionali ed europee e attraverso l’organizzazione di eventi diretti alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
L’attuale sistema comune europeo di asilo voluto dal Trattato rappresenta un impianto di protezione regionale avanzato, ma è inadeguato per far fronte alle nuove sfide migratorie e ai numerosi conflitti che imperversano in molte parti del globo, in particolare in Siria, dov’è in atto la più grave crisi umanitaria dalla seconda guerra mondiale.
Le strazianti foto dei morti che galleggiano in mare, dei piccoli corpi senza vita raccolti da mani pietose sulle spiagge delle vacanze, degli assalti ai treni e delle marce a piedi di migliaia di migranti (una rievocazione del “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo) hanno offerto nuove immagini per descrivere l’aspra realtà degli esodi che stanno interessando in questi mesi l’Unione europea. Sembra che queste immagini abbiano finalmente scosso le coscienze dell’opinione pubblica e di alcuni Stati membri.
Nonostante il susseguirsi di ripetuti vertici internazionali, persiste l’incapacità di adottare un piano europeo e regole comuni per una gestione efficace e duratura dei flussi migratori. In questi ultimi mesi si è registrato un innalzamento del livello di tensione tra gli Stati membri, tra quelli che vogliono accogliere un maggior numero di migranti e di richiedenti asilo e quelli, invece, che non esitano ad erigere muri, fili spinati, barriere di ogni tipo, al fine di bloccare e respingere le persone in fuga dai loro paesi a causa di persecuzioni, di guerre, di massicce violazioni dei diritti umani e anche per le drammatiche condizioni di vita.
Ancora una volta i leader europei continuano ad attardarsi in polemiche surreali sull’ammissione di poche decine di migliaia di rifugiati in tutta l’UE, allorché la sola Turchia ne ha già accolti oltre 1.800.000 e il Libano 1.200.000 oltre a quelli che in misura più che doppia sono ospitati nei campi provvisori. Ancora una volta il bisogno di protezione dei rifugiati rischia di essere sopraffatto dagli egoismi nazionali.
L’adozione di meccanismi d’ingresso protetto potrebbe, invece, ridurre considerevolmente il numero di persone costrette ad intraprendere viaggi della speranza ogni giorno più pericolosi attraverso il deserto ed il mare Mediterraneo. L’ingresso protetto potrebbe evitare di rivolgersi a trafficanti senza scrupoli che, con inquietante e crescente efferatezza, non esitano a torturare, ad uccidere, rimanendo spesso impuniti per gli ignobili crimini commessi. Queste nuove forme d’ingresso potrebbero forse smuovere anche una comunità europea ancora molto divisa tra Stati membri interventisti e quelli che preferiscono voltarsi dall’altra parte, trincerati dietro ai propri interessi e agli egoismi nazionali. Ponti non muri: garantire l’accesso alla protezione nell’Unione europea.
Questa pubblicazione illustra diffusamente alcuni strumenti di protezione che sono stati già utilizzati e che possono essere attivati per assicurare ai richiedenti asilo l’accesso legale e protetto nell’Unione europea.
Nel corso degli ultimi vertici europei si è preso in considerazione solo il reinsediamento, mentre il CIR e le altre organizzazioni italiane ed europee, specializzate nel settore dell’immigrazione e dell’asilo, avrebbero auspicato delle proposte più coraggiose da parte della Commissione europea verso altri strumenti come, ad esempio, il rilascio di visti per motivi umani tari e quelli a validità territoriale limitata, le procedure d’ingresso protetto o l’attivazione della Direttiva sulla protezione temporanea.
Nella presente pubblicazione, gli autori hanno voluto descrivere come sono stati messi in pratica i vari strumenti relativi all’accesso legale e protetto, da attivarsi dall’estero, prima dell’arrivo dei richiedenti asilo in Europa, e analizzare i vari aspetti di questi meccanismi di protezione.
Nell’ultimo capitolo sono state fatte delle proposte volte al cambiamento e ad un approccio che non sia di chiusura e di esclusione, ma di effettiva condivisione degli oneri e delle responsabilità tra gli Stati membri, e di una maggiore solidarietà nei confronti dei paesi terzi.
La pubblicazione è stata curata per il CIR dalla responsabile dell’ufficio legale Maria de Donato Cordeil e dal Portavoce Christopher Hein con la collaborazione di: Assunta STIFANO

Concorso Fammi Vedere del Consiglio Italiano per i Rifugiati: vince il cortometraggio Frontiers

26 novembre 2015 – Il concorso di cortometraggi Fammi Vedere, organizzato dal Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) con il sostegno di Mediterranean Hope progetto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e dal Rotary E-Club Rom@.it, ha premiato il cortometraggio Frontiers, di Hermes Mangialardohttps://youtu.be/rCx6c9L49Ag Il secondo posto è del corto Sentimenti e desideri di un rifugiato di Gabriele Pangallo, mentre al terzo posto è stato votato Il rifiuto di Souleymane Dia.

La giuria, composta tra gli altri da Laura Delli Colli, Pasquale Scimeca, Mario Morcone, Enzo D’Alò, Monica Guerritore, Valerio Cataldi, Ivan Silvestrini, Carlo Brancaleoni, Gabriele Lavia, Walter Veltroni, Rachid Benhadj, Pino Corrias, Gian Mario Gillio e Giancarlo Loffarelli, ha premiato cortometraggi che guardano all’asilo da diversi punti di vista: l’incontro, l’accoglienza ma anche il rifiuto che spesso i rifugiati sono costretti a vivere.

“Ci sembra molto importante che in questo momento in cui c’è un forte allarme si possa parlare dei rifugiati attraverso uno strumento, quello del racconto breve attraverso i video, che può aiutarci attarverso immagini, suggestioni ed emozioni davvero a comprenderli meglio. Vorrei sottolineare che dopo Parigi non deve essere fatta alcuna equazione tra rifugiati e terroristi, anzi si deve dire chiaramente che i rifugiati scappano dalle loro persecuzioni. Quello che dovremmo fare è riuscire ad aprire a chi cerca protezione delle porte, come i video che abbiamo premiato ci invitano a fare” dichiara Roberto Zaccaria Presidente del CIR e ideatore del Concorso Fammi vedere.

In Frontiers, un corto di animazione, 2 bambini di differenti gruppi etnici cercano di giocare insieme ma un muro, chiaro simbolo delle barriere imposte dai “grandi” si frappone tra loro, rendendo impossibile il loro incontro.

Il video Sentimenti e desideri di un rifugiato è stato invece girato all’ interno della sede di Caritas Onlus, nella città di Como dove sono ospitati rifugiati. Nel corto vengono ritratti alcuni momenti della vita quotidiana, di modo da suscitare nello spettatore, tramite banali e ordinarie attività, un più efficace sentimenti di partecipazione e immedesimazione, con i disagi dei protagonisti del video. Il testo, scritto dall’ autore, è stato letto e approvato dai 50 rifugiati, ospitati nella suddetta sede. I visi sono in penombra come accordato tra l’ autore e i rifugiati.

Il rifiuto racconta la storia di un immigrato scappato dalla guerra, dalle persecuzioni e dal dramma di dover lasciare la propria terra per salvarsi la vita. Come succede spesso, soli e lontani dai propri affetti e dalla propria casa, la vita si mostra ancora più dura. Un’odissea moderna con un finale tutto da scoprire.

La nuova Rai: un dipartimento della Presidenza del Consiglio

Ieri il Senato della Repubblica ha approvato in via definitiva, in un clima prenatalizio caratterizzato da una malcelata indifferenza, la legge che disciplina l’assetto di vertice della Rai. Una brutta legge che non affronta i nodi principali dell’assetto radiotelevisivo pubblico e che disegna la nuova Rai come una sorta di Dipartimento della Presidenza del Consiglio.
I principali quotidiani hanno relegato la notizia nelle pagine interne e molti di loro, per renderla attraente, hanno ritenuto di “condirla” con la previsione economica del gettito del nuovo canone (+420 milioni) riscosso in bolletta e derivante da un’altra legge (quella di Stabilità). Una sorta di eterogenesi dei fini.
L’assimilazione del nuovo assetto Rai con quello di un Dipartimento della Presidenza non deve suonare affatto dispregiativo né per la Pubblica amministrazione, né tanto meno per gli uomini e le donne chiamati a guidare la Rai. Innanzitutto perché ci sono dipartimenti della PA di primissima qualità retti da eccellenti “servitori dello Stato” che meritano la massima ammirazione e che “governano” importanti, anzi, decisivi settori della vita del paese. I nuovi vertici della Rai e in particolare la Presidente e il DG, ora ribattezzato AD, hanno “curricula” di tutto rispetto e certamente governeranno al meglio la radiotelevisione pubblica nei prossimi anni.
Il problema è un altro. Non è qui in discussione la capacità delle persone, ma la bontà di un assetto. La predisposizione o meno di “regole” adeguate per governare una televisione pubblica in una fase di transizione estremamente delicata.
Le parole chiave, i principi, che dovevano essere declinati dalla legge sono tra i più impegnativi: autonomia, indipendenza, pluralismo. Questi principi non rappresentano qualità individuali, ma devono essere assicurati, garantiti dal disegno della struttura. In questa legge proprio non si vedono. Nessuno chiede ad un Dipartimento dello Stato di assicurare questi valori, ma alla televisione pubblica si.
Si provi a dare un’occhiata all’assetto dei principali paesi europei e si faccia un confronto serio e leale: mi permetto di dubitare che si possano trovare analogie con il modello italiano.
Naturalmente auguro a chi governerà la Rai di questi anni i migliori successi, ma credo che questo difetto d’impostazione peserà non poco nella vita successiva dell’azienda. La complessità sociale esiste, soprattutto nel campo delle idee ed esiste la necessità di governarla con regole appropriate. Una cosa è certa: questa complessità non potrà mai essere eliminata per legge. La dipendenza dal Governo, la semplificazione decisionale, la concentrazione dei poteri in questo campo più che vantaggi costituiscono degli handicap. Posso sbagliarmi, ma guardandomi intorno non credo proprio!

CIR e FIP: protocollo d’intesa a favore dei rifugiati.

14 dicembre 2015 – Il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) e la Federazione Italiana Pallacanestro (FIP) hanno firmato un protocollo d’intesa per la promozione di iniziative sulle tematiche dei rifugiati e richiedenti asilo.
Una collaborazione che inizia in un momento particolarmente importante, in cui l’Italia e l’Europa si stanno confrontando con le sfide imposte dall’attuale crisi di rifugiati. Centinaia di migliaia di persone continuano, ormai da tempo, a giungere in Europa, in Italia, in fuga da conflitti, persecuzioni e violenze. Molte di loro perdono la vita nei viaggi che intraprendono per cercare protezione nel nostro continente. Le dimensioni, la continuità e le condizioni drammatiche delle persone forzate a spostarsi ci impongono di trovare nuove strategie per promuovere e favorire la loro protezione, accoglienza e integrazione.
“Siamo veramente felici dell’intesa che abbiamo siglato con la FIP, perché crediamo che mai come in questo momento lavorare a favore dei rifugiati significhi cambiarne la percezione attraverso il coinvolgimento della società civile. Abbiamo il dovere di creare un clima di comprensione e accoglienza che favorisca la protezione in Italia e in Europa di chi è costretto alla fuga e che contrasti le troppe spinte xenofobe e razziste” dichiara Roberto Zaccaria Presidente del CIR.
“Saremo al fianco del presidente Zaccaria e del CIR in questa considerevole sfida che vede tutti, direttamente o indirettamente, impegnati -afferma il Presidente della FIP Giovanni Petrucci- La FIP ha una rete capillare ed omogenea sul territorio, e promuove la pallacanestro come momento educativo e formativo per i nostri ragazzi e le nostre ragazze contribuendo così ad accrescerne la consapevolezza come cittadini. Sentiamo di porter dare un contributo sostanziale per un cambiamento anche culturale, oramai non più differibile”.
La FIP sarà in questo percorso un partner strategico. Seconda Federazione sportiva in Italia per tesserati ha nella sua missione anche la promozione dell’attività sportiva come punto di riferimento per l’educazione dei giovani. La FIP è infatti da tempo impegnata nella promozione di attività di ampia portata sociale attraverso lo sport; il suo supporto a favore del CIR permetterà di realizzare eventi, diffondere campagne, sensibilizzare e creare specifici progetti.

23 novembre Serata degli Amici del CIR. Nel corso della serata, alla quale hanno partecipato circa 200 persone, sono stati premiati i vincitori della seconda edizione del concorso Fammi vedere. Il titolo del vincitore è Frontiers. L’autore è Hermes Mangialardo.https://youtu.be/rCx6c9L49Ag
Si tratta di un film di animazione di 2 minuti che racconta con straordinaria poesia il dramma dei muri e delle barriere visto con gli occhi dei bambini. Sul canale Youtube Roberto Zaccaria Cir è possibile vedere anche la presentazione del CIR https://youtu.be/tM9sAz705NU e gli altri finalisti. Il secondo premio è stato riportato da Sentimenti e desideri di un rifugiato di Gabriele Pangallo Finalista Concorso CIR 2015 e il terzo classificato Il rifiuto di Souleymane Dia I video, insieme ai due fuori concorso Jasmine di Luigi Mantuano e Onedayinjuly di H. Mangialardo sono visibili sul canale Youtube Roberto Zaccaria Cir.

Questo è il video vincitore della seconda edizione del concorso Fammi vedere. Il titolo è Frontiers di Hermes Mangialardo.

Presidente CIR Zaccaria risponde ad articolo di Libero

Vorrei fare qualche breve considerazione a margine di un ampio articolo apparso su Libero giovedì scorso e dedicato al concorso per cortometraggi che il Cir ha promosso per il secondo anno e che scade il 30 ottobre 2015.
Rispondo io perché sono stato io a volere questo concorso per trovare un modo di raccontare in due minuti (basso costo quindi) la storia di queste persone che scappano da drammi assoluti ed arrivano in Italia e in Europa per trovare rifugio.
A mio giudizio proiettare quei brevi racconti di storie individuali è molto importante. Forse sarebbe stato utile che il giornalista di Libero prima di scrivere il suo articolo avesse provato a vedere i corti vincitori che sono sul sito del Cir (www.cir-onlus.org).
Invece che cosa ha fatto Libero? Ha fatto un titolo ad effetto e denigratorio “Paghiamo con soldi pubblici il festival di film sui rifugiati”.
Un’operazione di discredito molto scoperta, condita con falsità evidenti in un articolo che trasuda disprezzo verso tutto il mondo dei rifugiati e degli immigrati.
Prima falsità: il concorso non è un festival ma si svolge via internet e conclude con la premiazione dei migliori in una cena di raccolta fondi.
Seconda falsità: il concorso (quindi non festival) non è pagato con soldi pubblici, ma è stato sostenuto lo scorso anno dalla Siae e da Mediterranean Hope (FCEI) e quest’anno la Siae è stata sostituita dal Rotary E-Club Rom@.I premi per i primi tre classificati ammontano in totale a 1.800 euro.
Terza falsità: il concorso non è certo l’evento più prestigioso messo in piedi dal CIR. Basta andare diligentemente sul sito e si scoprono le tantissime cose fatte dal CIR in questi 25 anni e, solo per citare una cifra, le oltre 100 mila persone assistite.
Infine non si tratta di una falsità ma solo di un’inesattezza: sul sito non c’è solo il bilancio del 2013 ma vi sono anche i dati essenziali del 2014 dai quali si ricava che il CIR ha un disavanzo di gestione di 16 mila euro.
Conclusione: sarei proprio curioso di sapere se questo tipo di articoli risponda o meno allo spirito e alla lettera della Carta di Roma* che proprio i giornalisti hanno voluto per misurare la serietà e il rigore con il quale vengono trattati questi temi sensibili.
*Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. Protocollo d’intesa 13 giugno 2008 sottoscritto dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

Juncker: la faccia umana dell’Europa – ma come ci si arriva?

Il CIR apprezza con convinzione l’affermazione del Presidente della Commissione Euopea Juncker che di fronte alla crisi dei rifugiati tutti gli interventi politici devono partire dai principi di umanità, dignità della persona e giustizia storica europea.

Il discorso di Juncker marca un ri-orientamento fondmentale in quanto all’assunzione delle responsabilità comunitarie al dettame etico di accogliere i rifugiati, all’obbligo di tutti gli Stati membri, senza eccezioni, di aprire loro le porte. Con la proposta di ricollocare complessivamente 160.000 richiedenti asilo dall’Italia, dalla Grecia e dall’Ungheria in altri Stati membri si intraprende la strada giusta e opposta a quella del “Sistema Dublino”, che così viene di fatto superato.

Non saranno più solo gli Stati della frontiera esterna dell’Unione ad essere responsabili di garantire il diritto di asilo a chi approda da fuori dell’Unione sul loro territorio. “Tuttavia”, sottolinea Christopher Hein, portavoce del CIR, “è da vedere come funzionerà nella prassi questa distribuzione. È un Piano destinato a fallire se i legami dei richiedenti asilo con un determinato paese non saranno presi in considerazione, se avverranno trasferimenti decisi freddamente a tavolino senza includere le persone come soggetti del Piano e del proprio destino”.

Nel discorso aperto e coraggioso di Juncker, il CIR si meraviglia comunque del fatto che nessuna menzione sia stata fatta sulle vie di accesso dei richiedenti asilo alla nuova Europa solidale e alla protezione. “I richiedenti asilo e i rifugiati devono continuare a pagare i trafficanti di persone, a rischiare la vita nel mare o nei TIR perché nessun paese fornisce loro un visto di ingresso?” chiede Hein.

Juncker ha parlato di canali legali per migranti, al fine di soddisfare esigenze del mercato del lavoro e di contrastare l’invecchiamento della popolazione. “Bene”, conclude Hein, “ma il primo atto per ridurre il numero di vittime nel tragitto verso l’Europa deve essere quello di aprire canali protetti e legali per le persone in fuga, per richiedenti asilo e rifugiati”.

CIR: ECATOMBE NEL MEDITERRANEO, L’EUROPA STA TRADENDO I SUOI PRINCIPI FONDANTI. DIA RISPOSTE SUBITO.


Il Consiglio Italiano per i Rifugiati – CIR è sgomento di fronte all’ultima ecatombe nel Mediterraneo. Il dolore e l’indignazione sono immensi. Come è possibile che l’Europa, la terra in cui sono nati i diritti, continui ad essere indifferente di fronte a tragedie che quotidianamente inghiottono la vita di centinaia di uomini, donne e bambini? L’Europa si deve muovere al di là degli interessi nazionali, in difesa dei diritti di tutti gli uomini e di tutte le donne. Non è più possibile aspettare, questa colpevole indifferenza deve finire.
“Deve essere subito convocata una riunione straordinaria del Consiglio Europeo perchè l’Unione Europea si assuma finalmente la responsabilità di dare risposte politiche e operative al dramma dei migranti e rifugiati. Deve essere immediatamente istituita un’operazione Mare Nostrum Europea per permettere una efficace opera di ricerca e salvataggio. Secondo, deve essere rapidamente affrontato il tema della sicurezza in Libia, dove le condizioni dei migranti e rifugiati, incastrati in una guerra civile, sono drammatiche e i viaggi cui sono costretti, da trafficanti disumani, sempre più pericolosi. Infine, non ci stancheremo mai di dirlo, devono essere istituite forme alternative per entrare in modo sicuro in Europa. E’ il momento che un Consiglio Europeo decida su questioni che riguardano il rispetto e l’attuazione dei valori fondamentali dell’Unione, in primis il diritto alla vita. L’immigrazione e la salvaguardia di diritti umani non sono temi che possono essere trattati solo in base alle politiche decise dai Ministri dell’Interno, che si concentrano su ordine, sicurezza e interessi nazionali. Vogliamo infine fare un appello anche al Parlamento Europeo: dove è la sua voce? Dove nella sua agenda i diritti dei rifugiati e dei migranti?” dichiara Christopher Hein direttore del CIR.
Questo comunicato viene diffuso ai mass media in Italia e attraverso le nostre organizzazioni sorelle in tutta Europa. Siamo convinti che in questo momento l’opinione pubblica, i giornalisti, gli operatori della comunicazione giochino un ruolo fondamentale.

Considerazioni e suggerimenti sulla legge elettorale

Intervento Zaccaria audizione CameraPremessa. La maggior parte dei costituzionalisti prenderanno necessariamente le mosse dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014 e molti cercheranno di capire se in questa proposta di legge sia rispettato o meno il corretto bilanciamento tra il principio di rappresentanza e tra quello di governabilità che costituisce uno degli assi centrali di quella fondamentale decisione e nella consapevolezza che la prima è la regola assoluta e il secondo rappresenta un correttivo che opera in termini di pura “eccezione”.
Uno dei nodi centrali che caratterizza questa legge è certamente costituito dalle modalità di costruzione del premio di maggioranza che, anche se supera alcune delle obiezioni fatte dai giudici costituzionali, è suscettibile di molte altre valutazioni critiche per la sua struttura che altera il principio maggioritario (vedi per tutti Onida in sede scientifica, ma anche le incisive considerazioni di Scalfari, domenica su Repubblica: un premio che non sia attribuito al 50+1% rappresenta una forte distorsione) e costituisce, con ogni evidenza, una deformazione del principio di rappresentanza democratica.
Ragionando nella traiettoria della sentenza della Corte è difficile non rilevare che non c’è alcuna soglia per il secondo turno di ballottaggio tra le due liste più votate al di sotto del 40%, con la conseguenza che potrebbe avere il premio di maggioranza una lista, certamente più votata delle altre, ma che potrebbe aver raggiunto al primo turno una soglia di molto inferiore al 40%, rendendo così il primo turno una fase meramente formale. E’ molto dubbio che questa soluzione corrisponda alle indicazioni della Corte (Così Caretti). Introdurre un secondo tetto per il secondo turno, in mancanza del raggiungimento del quale si ripartiscano i seggi con il sistema proporzionale potrebbe avere un senso reale.
Si afferma da parte di molti specialisti che un premio di maggioranza come è concepito da noi non esiste in nessuna grande democrazia occidentale, salvo forse la Grecia. Io non mi soffermerò, in questa sede, neppure su possibili confronti di diritto comparato con gli Stati che applicherebbero un principio equivalente (ci sono molti colleghi che ne sanno di più), né intendo misurarmi con quanti sostengono che presto questo nostro modello sarà copiosamente esportato all’estero: infatti non ho alcuna capacità divinatoria.