La "bozza Vassallo" verso il giudizio della Commissione

Nella seduta del 1 e 2 febbraio la Commissione dei 100 dovrà votare il testo base per l'assemblea Costituente di fine febbraio. E' singolare il fatto che tutti si riconoscano a parole nell'intenzione di voler dar corpo nello Statuto al modello del 14 ottobre ma che da questa affermazioni discendano su alcuni punti importanti soluzioni molto diverse.

Personalmente ritengo che tutti dovremmo convergere su un primo articolo o quantomeno sul primo comma dell'art.1 scritto in questo modo: “Il PD è un partito federale costituito da elettori ed iscritti, fondato sul principio delle pari opportunità che si riconosce nello spirito dell'art.49 della Costituzione e che persegue i fini di una vera democrazia interna ed esterna disciplinati nello Statuto, nel codice etico e nel manifesto dei valori”.

Nonostante che ci sia una sostanziale condivisione di questo testo premessa, vi sono ancora molte questioni aperte.Voglio sintetizzare in una decina le questioni fondamentali su una metà delle quali il mio, il nostro punto di vista è diventato patrimonio comune mentre sulla seconda metà resta un forte dissenso.

I punti condivisi. 1) La definizione di due categorie fondamentali di soggetti (elettori/sostenitori ed aderenti/iscritti) con indicazione di diritti e doveri diversi; 2) L'esistenza di un albo, pubblico ed aperto ove si registrano fino al momento delvoto gli elettori; 3) Un'assemblea nazionale che preveda la rappresentanza anche delle Regioni; 4) Collegi/circoscrizioni sufficientemente ampi per evitare soglie implicite ed ampie di sbarramento; 5) Incompatibilità e pari opportunità.

I punti di forte dissenso. 1) Ruolo squilibrato tra elettori ed iscritti con una prevalenza dei secondi; 2) Meccanismo burocratico ed “escludente” nell'attuale configurazione della convenzione-congresso; 3) Soglia di sbarramento per le candidature a segretario troppo alta (oltre il 15 per cento con l'obbligo di presenza pluriregionale) e con la insufficiente attenuazione dell'apertura ai primi tre candidati; 4) Partito federale solo sulla carta. Nella bozza attuale sono previsti oltre 25 principi nazionali vincolanti che trasformano gli statuti regionali in semplici “fotocopie” di quello nazionale. Bisogna abrogare quell'articolo (il 16 attuale) che ne contiene ben 10 in una volta e ristrutturare la conferenza dei segretari regionali che attualmente appare più che come un organo di autonomia come una cinghia di trasmissione dal centro verso le regioni. 5) Le primarie per le cariche istituzionali hanno troppi filtri e troppe “soglie”: bisogna inserire la regola tendenziale delle primarie generalizzate; 6) Tra i tanti organi collegiali che lo statuto prevede nonne esiste uno solo in grado da costituire un reale contrappeso verso il segretario ad ogni livello: è indispensabile prevederlo.
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