Governo riduce diritti dei cittadini comunitari.Si profila pericoloso 'regime di polizia' per comunitari: probabile infrazione europea

"La commissione Affari costituzionali della Camera ha dato parere favorevole, con il voto contrario e un parere alternativo del Pd, allo schema di decreto legislativo che restringe il diritto dei cittadini dell'Unione europea di circolare liberamente nel territorio italiano". Lo rende noto il vice presidente della I commissione di Montecitorio, Roberto Zaccaria, che aggiunge: "questa impostazione riduttiva dei diritti dei cittadini comunitari e dello schiacciamento sulle posizioni degli stranieri è il motivo conduttore che caratterizza i tre atti fondamentali che si stanno discutendo in questi giorni in parlamento: dal decreto sicurezza, al decreto legislativo sulla libera circolazione dei cittadini Ue, e perfino al decreto fiscale su cui il governo si appresta a votare la fiducia. Questa impostazione si pone in contrasto vistoso con i principi della giurisprudenza costituzionale italiana e con gli orientamenti della Corte di giustizia europea. E' quindi molto probabile che, dopo la censura che il parlamento europeo ha rivolto all'Italia sulla schedatura dei bambini rom, la Commissione aprirà una nuova procedura di infrazione nei confronti di una così plateale violazione dei principi comunitari".
"Il decreto legislativo – prosegue – non solo impone l'obbligo di iscrizione anagrafica dopo tre mesi di presenza in Italia nei confronti di qualsiasi cittadino comunitario, ma sanziona in maniera abnorme anche una qualsiasi omissione amministrativa trasformandola in una ragione tassativa di pubblica sicurezza che può giustificare l'allontanamento immediato. Si tratta di una misura chiaramente sproporzionata e discriminatoria in chiaro dispregio della direttiva Ue sulla libera circolazione dei cittadini comunitari (38/2004). Così come è sproporzionata e discriminatoria la norma che permette la restrizione di un qualsiasi cittadino comunitario in attesa di allontanamento in un centro di espulsione e identificazione come se si trattasse di un delinquente comune. Per non parlare del fatto che se il giudice non si pronuncia entro 90 giorni dal ricorso dell'interessato, il malcapitato ricorrente è comunque allontanato dal nostro Paese anche se l'omissione della pronuncia non dipende da lui. Una sorta di 'silenzio rifiuto' del tutto intollerabile di fronte al fondamentale diritto di agire in giudizio che il nostro ordinamento costituzionale riconosce a tutti. Così – conclude Zaccaria – in luogo dei principi liberali della nostra costituzione e dell'Europa si profila un pericoloso 'regime di polizia' per i cittadini Ue.

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