Due proposte perché i giornalisti non “subiscano” la politica

Sebbene interessato al tema avevo qualche titubanza a partecipare al Forum di Articolo21 sul futuro del giornalismo non essendo propriamente del mestiere. Stamane la sollecitazione di un amico giornalista ha vinto la mia ritrosia e quindi sottopongo a voi due semplici considerazioni.
La prima riguarda il videomessaggio di Berlusconi La mia opinione è precisa e coincide con quella di altri (ad es Marco Mele). Il videomessaggio non è informazione, ma propaganda politica, pubblicità. I giornalisti e i TG che lo trasmettano integralmente violano non solo le regole deontologiche ma anche le leggi dello Stato che vietano la pubblicità in quelle forme all’interno dei TG. Forse un ragionamento diverso potrebbe essere fatto per le All news che hanno spazi diversi e dedicati e che sono soliti trasmettere interventi e discorsi integrali di assemblee di partito e così via. Le violazioni dovrebbero essere sanzionate dall’Agcom oltre che dal buon gusto ma il nostro arbitro in materia è a dir poco timido e quindi tutti fanno quel che vogliono. Prima o poi dovremo renderci conto di tutto questo anche facendo elementari confronti con Istituzioni simili che operano all’estero.
A proposito dell’estero, un’altra considerazione che vorrei sottoporvi riguarda la struttura delle nostre trasmissioni politiche. Sono mediamente insopportabili, almeno per me. Una carrellata di opinioni dei soliti noti con un ruolo meramente notarile del giornalista. Tutti poi fanno a gara per avere ospite un big ed allora lo si tratta in guanti bianchi, per evitare che si irriti e che magari non ritorni. Sento fare, in quelle rare occasioni in cui mi trovo a guardarle, delle affermazioni a dir poco imbarazzanti senza che il giornalista si permetta di correggere una virgola. Tanto, si dice, sono presenti tutti e se vogliono replicano gli avversari politici. Questo è il modello che favorisce i dilettanti allo sbaraglio e quindi è ovvio che il pubblico si allontani. L’unica forma di spettacolo è la rissa ed anche di quella ormai siamo stufi. A volte devo confessare che ho una grande nostalgia delle Tribune di Jader Jacobelli nelle quali il politico veniva sonoramente messo alla prova da domande graffianti e da repliche al vetriolo.
Ma non occorre andare tanto lontano anche in questo campo: basta copiare bene. Senza grande originalità proporrei di raccogliere un suggerimento che viene dalla Francia e da quella fortunatissima trasmissione in onda su France 2 dal titolo “Des paroles et des actes”. Il politico candidato si presenta tutto solo e per circa due ore viene “esaminato” da un gruppo agguerrito di giornalisti e di esperti sui principali temi del suo futuro impegno politico (visione generale, politica estera, economica, giustizia, lavoro ecc). All’interno del format è previsto anche un faccia a faccia con un suo oppositore politico. Qui si tratterebbe semplicemente di adattare il modello. I principali leaders politici francesi, compresi i presidenti, hanno sempre dichiarato che questa prova è stata per loro durissima, un vero e proprio esame di maturità. Per chi fosse interessato a capire meglio la formula consiglierei di vedere su internet una puntata, che forse si trova ancora, dedicata a Francois Fillon, ex primo ministro di Sarkozy ed ora suo principale antagonista.
Consiglio di guardare quella puntata o un’altra qualsiasi ed allora credo che ai giornalisti torni la voglia di fare fino in fondo il proprio mestiere e al pubblico la voglia di rimettersi davanti alla televisione.

Torna in alto