Conflitto d'interessi: la proposta di legge dell'Unione per cambiare il modo di fare politica.

Alla ripresa dei lavori parlamentari, il 13 settembre, nella sua prima seduta, la Commissione Affari Costituzionali della Camera inizierà l'esame di una proposta di legge presentata dal presidente dei deputati dell'Ulivo Dario Franceschini e firmata da tutti i capigruppo.
Era questo l'impegno assunto dall'Unione in campagna elettorale. La maggioranza ha ora intenzione di procedere con impegno ed ha posto il problema come una delle priorità nell'ultimo Ufficio di Presidenza insieme a quello della nuova legge sulla cittadinanza il cui iter è cominciato proprio alla vigilia dell'approvazione del nuovo disegno di legge del Governo.
Nel merito la proposta sul conflitto d'interessi, depositata il 7 luglio, ricalca a grandi linee il progetto presentato nella precedente legislatura, ma completamente disatteso dalla maggioranza di allora.
La legge Frattini approvata, dopo una lunghissima gestazione nel 2004, all'indomani dell'altrettanto laboriosa approvazione della legge Gasparri (proprio per evitare gli “imbarazzi” del Presidente-imprenditore) si è rivelata del tutto inadeguata alla soluzione dei vari conflitti d'interesse che infatti si sono sviluppati in maniera abnorme nei vari campi di attività del premier: basta ricordare la vicenda emblematica della fiducia posta sulla finanziaria contenente gli “aiuti” alle aziende produttrici dei decoder. Ma si potrebbe fare un elenco sterminato concluso con il rinvio della riforma del TFR per non dispiacere alle compagnie di assicurazione amiche.
Risolvere il problema del conflitto d'interesse è condizione determinante per il corretto funzionamento di una compiuta democrazia.
Questa affermazione non può essere considerata in alcun modo come una formula di rito. Essa è la premessa di ogni altro discorso sul terreno della politica. Anche il dibattito ricorrente sui rapporti tra le forze politiche, sugli equilibri nelle coalizioni e sul peso della leadership, soprattutto nella Casa della Libertà, si gioca sulla corretta soluzione di questo problema. Penso che lo sappiano bene soprattutto gli alleati di Berlusconi.
La proposta di legge che si presenta correttamente come una proposta aperta al contributo delle altre forze parlamentari, affronta alcune delle questioni di fondo del problema.
Anzitutto l' istituzione di una nuova Authority: Questo passaggio è importante per non attribuire alle Autorità esistenti compiti impropri. L' Autorità garante dell'etica pubblica e della prevenzione dei conflitti di interessi, eserciterà le funzioni ora esercitate dall' Antitrust e dall' AGCOM, per le rispettive aree di competenza, ma viene dotata di poteri ulteriori, in particolare nel campo della prevenzione. Questa Autorità, secondo l'Unione, deve avere poteri reali di prevenzione e di sanzione dei conflitti, grazie “ad un insieme flessibile ed articolato di strumenti, da adottare caso per caso”.
Il meccanismo di nomina è solo in parte simile a quello delle autorità esistenti: infatti quattro dei suoi cinque membri sono nominati dal Presidente della Repubblica su “indicazione” delle Camere (due ciascuna), mentre il presidente è nominato dagli altri quattro componenti. In caso si inerzia, è sorteggiato un giudice costituzionale in carica, che assume le funzioni di presidente dell'Autorità.
La caratteristica essenziale della legge è il “blind trust”: infatti i membri del Governo (compresi sottosegretari e viceministri) devono affidare i loro patrimoni mobiliari (ove eccedenti i 10 milioni di euro) ad un “gestore” scelto con determinazione adottata dal Presidente dell'Autorità, sentiti il titolare della carica di Governo nonché i Presidenti della CONSOB e delle Autorità di settore eventualmente competenti. In pratica, a differenza di altre proposte di legge, non è il titolare del patrimonio che sceglie a chi affidarlo (magari all'interno di una rosa di nomi), ma è integralmente l'Authority che provvede in tal senso.
L'intenzione della legge è che il trust sia davvero “cieco”. Infatti è proibita qualunque comunicazione, anche per interposta persona tra gestore e titolare della carica di governo. L'unica comunicazione sul proprio patrimonio è ricevuta trimestralmente attraverso l'Autorità, che comunica il risultato economico complessivo dell'amministrazione. Inoltre semestralmente il titolare del patrimonio riceve il reddito derivante dalla gestione dello stesso.
Altra particolarità della legge è quella di individuare settori “sensibili” alla nascita di un conflitto d'interessi, tra cui spicca il campo dei media e della pubblicità. Infatti l'art. 3 dispone che “Il possesso, anche per interposta persona, di partecipazioni rilevanti in imprese operanti nei settori della difesa, energia, servizi erogati in concessione o autorizzazione, nonché concessionarie di pubblicità e imprese dell'informazione giornalistica e radio-televisiva editrici di testate a diffusione nazionale, è in ogni caso suscettibile di determinare conflitti di interessi”. Le sanzioni sono molto incisive. Per fare un esempio, l'art. 11 della pdl dispone che “la violazione degli obblighi e dei divieti di cui alla presente legge comporta in ogni caso la decadenza dell'atto di concessione”.
Queste sono le nuove regole che dovranno ispirare i rapporti tra la politica e gli interessi economici e mediatici dei suoi protagonisti: prima ancora che sui singoli contenuti è importante che si riesca a trovare un accordo sul metodo di procedere. Questo accordo rappresenterebbe la migliore premessa della reale volontà di cambiare pagina sul serio.

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