Voto all'estero: ai militari, ai diplomatici ed anche ai professore e ricercatori

Nel corso del dibattito che ha portato all'approvazione in prima lettura della legge che permetterà agli italiani temporaneamente all'estero di partecipare alle elezioni politiche ed al referendum costituzionale è stato approvato, con il parere contrario del Governo, un emendamento dell'opposizione che consentirà di votare anche ai professori universitari ed ai ricercatori che si trovino all'estero per un periodo minimo di sei mesi
Si tratta di un provvedimento sicuramente imperfetto e lacunoso, ma necessario, data l'ormai imminenza della fine della legislatura.
Il testo proposto dalla Commissione limitava le categorie dei soggetti interessati ai militari in missione all'estero ed ai dipendenti della pubblica amministrazione ed i loro familiari conviventi. La maggioranza e lo stesso Governo paventavano una sorta di ingestibilità dell'allargamento a categorie ulteriori, una impossibilità pratica del censimento e della garanzia del corretto esercizio del diritto di voto, pur riconoscendo l'importanza e la rilevanza delle argomentazioni proposte dall'opposizione.
Tale posizione del Governo è apparsa del tutto inaccettabile. Non è possibile, infatti, pregiudicare l'effettività di un diritto costituzionale di tale rilevanza per una presunta difficoltà pratica e, da questo punto di vista, l'iniziativa dell'emendamento dell'opposizione ha fornito un contributo determinante.
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