Qualità della legislazione? Piuttosto una grande confusione

Qualita’ della legislazione? Piuttosto una grande confusione. Oggi alla Camera il ministro Vito ha dato molti numeri al Comitato per la legislazione trascurando i piu’ significativi. È vero che il numero dei decreti legge e’ simile a quello delle legislature precedenti ma ha dimenticato di dire che i decreti legge sono molto piu’ pesanti, visto che contengono l’80 per cento delle disposizioni normative del primo anno di legislatura e questo non era mai accaduto. Sui principali decreti legge e’ stata posta la fiducia, previo maxiemendamento. Un governo che ha un’amplissima maggioranza parlamentare ha gia’ posto 15 fiducie alla sola Camera, doppiando il Governo Prodi che aveva un paio di voti di scarto. Si parla tanto di semplificazione ma la legislazione di questo primo anno di vita del governo costituisce l’esempio piu’ clamoroso di legislazione torrenziale, confusa e disordinata. Decreti legge eterogenei, che intervengono e reintervengono contraddicendosi sulla stessa materia. Gli esempi piu’ clamorosi: Alitalia e rifiuti Napoli. Il decreto legge n.112 del 2008 che anticipava parte della manovra economica e’ stato modificato una trentina di volte dai testi successivi.
Con una serie di decreti il ministro Calderoli elimina d’un sol colpo 30mila leggi e poi ci si accorge di aver sbagliato e cerca di porre rimedio con decreti successivi richiamandone in vigore una buona parte. Per non parlare delle deleghe che sono vicine alle 50 (tra approvate e in corso di approvazione). Un altro record ai danni del Parlamento. In questo confuso modo di procedere nel fare le leggi stentano ad orientarsi i parlamentari e certamente i cittadini non sono piu’ in grado di avere la certezza del diritto. Un solo esempio la class action. Il governo Prodi l’aveva introdotta, quello Berlusconi prima la sospende e poi la corregge, danneggiando i consumatori, per poi dichiara che prossimamente intende modificare ancora la disciplina. Altroche’ qualita’, molta confusione che nasconde scelte politiche che non si ha il coraggio di assumere esplicitamente.

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