Le “garanzie” dell'opposizione nella visione paternalistica del Presidente Schifani

Il Presidente del Senato è in questi giorni all'attenzione della cronaca per alcuni aspetti collegati ad una trasmissione televisiva.
Io vorrei invece trattare un'altra questione che emerge pure da una recente intervista al TG 1 del senatore Schifani, all'indomani della sua elezione alla Presidenza ma che pone in primo piano il modo di concepire l'opposizione in Parlamento.
Prima di tutto il fatto. L'intervistatore in questa prima e solenne intervista chiede al Presidente, dopo il discorso di insediamento al Senato tutto centrato sulla nozione di “garanzia” e sul dialogo maggioranza-opposizione, come intenda più concretamente il sen. Schifani garantire il ruolo delle opposizioni.
Il Presidente del Senato risponde così:…. posso assicurare che l'opposizione avrà diritto di parola, purchè questo non si trasformi in “una pratica ostruzionistica”. Verrà anche garantito il diritto di emendamento sui provvedimenti della maggioranza a condizione che gli emendamenti non siano tali da “snaturare” il contenuto essenziale dei provvedimenti stessi.
E conclude con enfasi: dobbiamo fare in modo che il ruolo dell'opposizione torni ad essere quello stabilito dai costituenti di stimolo e proposta e non di opposizione preconcetta.
Non ricordo altro di quella breve intervista ma sono state sufficienti queste poche parole – che conservo ben impresse nella memoria – per lasciarmi senza fiato.
Secondo i manuali di diritto costituzionale e di diritto parlamentare, l'ostruzionismo, nei limiti del regolamento delle Camere è un diritto primario dell'opposizione che valuta se esercitarlo per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica su un provvedimento della maggioranza fortemente osteggiato. E' un diritto assoluto che non è rimesso a valutazioni discrezionali o a gentili concessioni di alcuno e tanto meno del soggetto che dovrebbe essere garante di questo comportamento estremo.
Il potere di emendamento è un altro potere fondamentale delle opposizioni.
Ci sono naturalmente nei regolamenti di Camera e Senato valutazioni di ammissibilità rimesse alle Presidenze, che riguardano l'oggetto della legge, il tipo di provvedimento (es decreti-legge), le procedure o altro.
Pensare però che i limiti di valutazione della Presidenza possano essere in qualche modo collegati all'indirizzo politico dell'emendamento, al suo contenuto alla compatibilità con il testo base e quindi “ad un possibile valutazione sullo “stravolgimento del contenuto dell'atto di maggioranza” è quanto meno stravagante se non addirittura pericoloso.
La casistica di emendamenti che hanno stravolto i provvedimenti del Governo è tanto lunga quanto lo è la vita dei Parlamenti nelle moderne democrazie.
Mi meraviglio che queste considerazioni siano passate praticamente inosservate. Sono affermazioni che possono ritenersi consuete nel linguaggio di un capo partito che parli rivolgendosi alle “sue” minoranze interne, ma sono molto gravi in bocca al Presidente di un ramo del Parlamento che per di più voglia richiamarsi al ruolo dell' opposizione disegnato dai costituenti.
Sarebbe stato molto meglio nel delineare il rapporto maggioranza-opposizione limitarsi a richiamare il contenuto dei regolamenti parlamentari e lasciare ad altri il compito di delineare un ruolo così “paternalistico” dell'opposizione.

!

Torna in alto