CASO RAI WAY: CASSAZIONE VINCINO SUL ‘FOGLIO’ DIFFAMO’ ZACCARIA ED EMILIANI

Roma, 17 mar. – (Adnkronos) – Stop alle vignette diffamatorie
anche se i personaggi presi di mira di volta in volta sono
irriconoscibili nei loro “tratti somatici”. A mettere un freno alla
satira tramite vignetta e’ la Cassazione che ha confermato la condanna
per diffamazione a mezzo stampa nei confronti di Vincenzo Gallo, in
arte Vincino, per una vignetta apparsa sul quotidiano diretto da
Giuliano Ferrara ‘Il Foglio’ (a sua volta responsabile di omesso
controllo) il 27 ottobre del 2001 che raffigurava due personaggi, uno
dei quali pronunciava la frase “ahi Rai ahi Rai non possiamo piu’
vendere gli impianti ai texani”, mentre l’altro diceva “mica vorranno
indietro la tangente?”. Nei due personaggi ‘stilizzati’ si riconobbero
Roberto Zaccaria, all’epoca presidente Rai, e Vittorio Emiliani,
consigliere del Cda, che querelarono.

La vignetta, ricostruisce la sentenza 11747 della Quinta sezione
penale, “faceva evidentemente riferimento alla mancata vendita di Rai
Way”, societa’ per azioni di proprieta’ della RAI che si occupa della
rete di trasmissione e diffusione del segnale radiotelevisivo
nazionale e ha il compito di gestire gli impianti di trasmissione
televisiva e radiofonica del servizio pubblico, “ad una societa’
texana e ai dissidi sorti all’interno del Cda su tale questione,
essendo i tre componenti vicini al centro-sinistra favorevoli alla
vendita e i due vicini al centro-destra contrari”. La vendita fu poi
bloccata dal ministro delle Telecomunicazioni dell’epoca, Gasparri. La
vignetta fini’ in Tribunale dopo che Zaccaria ed Emiliani, si
riconobbero nei personaggi raffigurati, pure se irriconoscibili nei
tratti somatici.

Vincino e Ferrara in primo grado, maggio 2004, erano stati
assolti perche’ al di la’ della “portata diffamatoria” della vignetta,
non era possibile riconoscere con certezza i due querelanti. Giudizio
ribaltato dalla Corte d’appello della capitale, novembre 2007, che
sottolineava come i “due personaggi raffigurati erano riconoscibili
quantomeno in ambienti politici, giornalistici e della stessa Rai”. Un
giudizio condiviso oggi anche dalla Cassazione che, bocciando il
ricorso di Ferrara e Vincino, ha rilevato come “se e’ vero che la
satira consente di dipingere un fatto o una persona in modo alterato,
esagerato e sarcastico, e’ pure vero che non e’ consentito attribuire
a taluno di avere percepito una tangente, come e’ avvenuto nel caso di
specie”. Infine, piazza Cavour ha osservato che “correttamente” e’
stata valutata la portata diffamatoria della vignetta poiche’

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