Ponti non muri: garantire l’accesso alla protezione nell’UE

Il progetto “Ponti non muri”, sponsorizzato dal Gruppo Unipol, mira a garantire l’ingresso legale e sicuro dei rifugiati in Italia e in Europa, attraverso attività di advocacy nei confronti delle Istituzioni nazionali ed europee e attraverso l’organizzazione di eventi diretti alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
L’attuale sistema comune europeo di asilo voluto dal Trattato rappresenta un impianto di protezione regionale avanzato, ma è inadeguato per far fronte alle nuove sfide migratorie e ai numerosi conflitti che imperversano in molte parti del globo, in particolare in Siria, dov’è in atto la più grave crisi umanitaria dalla seconda guerra mondiale.
Le strazianti foto dei morti che galleggiano in mare, dei piccoli corpi senza vita raccolti da mani pietose sulle spiagge delle vacanze, degli assalti ai treni e delle marce a piedi di migliaia di migranti (una rievocazione del “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo) hanno offerto nuove immagini per descrivere l’aspra realtà degli esodi che stanno interessando in questi mesi l’Unione europea. Sembra che queste immagini abbiano finalmente scosso le coscienze dell’opinione pubblica e di alcuni Stati membri.
Nonostante il susseguirsi di ripetuti vertici internazionali, persiste l’incapacità di adottare un piano europeo e regole comuni per una gestione efficace e duratura dei flussi migratori. In questi ultimi mesi si è registrato un innalzamento del livello di tensione tra gli Stati membri, tra quelli che vogliono accogliere un maggior numero di migranti e di richiedenti asilo e quelli, invece, che non esitano ad erigere muri, fili spinati, barriere di ogni tipo, al fine di bloccare e respingere le persone in fuga dai loro paesi a causa di persecuzioni, di guerre, di massicce violazioni dei diritti umani e anche per le drammatiche condizioni di vita.
Ancora una volta i leader europei continuano ad attardarsi in polemiche surreali sull’ammissione di poche decine di migliaia di rifugiati in tutta l’UE, allorché la sola Turchia ne ha già accolti oltre 1.800.000 e il Libano 1.200.000 oltre a quelli che in misura più che doppia sono ospitati nei campi provvisori. Ancora una volta il bisogno di protezione dei rifugiati rischia di essere sopraffatto dagli egoismi nazionali.
L’adozione di meccanismi d’ingresso protetto potrebbe, invece, ridurre considerevolmente il numero di persone costrette ad intraprendere viaggi della speranza ogni giorno più pericolosi attraverso il deserto ed il mare Mediterraneo. L’ingresso protetto potrebbe evitare di rivolgersi a trafficanti senza scrupoli che, con inquietante e crescente efferatezza, non esitano a torturare, ad uccidere, rimanendo spesso impuniti per gli ignobili crimini commessi. Queste nuove forme d’ingresso potrebbero forse smuovere anche una comunità europea ancora molto divisa tra Stati membri interventisti e quelli che preferiscono voltarsi dall’altra parte, trincerati dietro ai propri interessi e agli egoismi nazionali. Ponti non muri: garantire l’accesso alla protezione nell’Unione europea.
Questa pubblicazione illustra diffusamente alcuni strumenti di protezione che sono stati già utilizzati e che possono essere attivati per assicurare ai richiedenti asilo l’accesso legale e protetto nell’Unione europea.
Nel corso degli ultimi vertici europei si è preso in considerazione solo il reinsediamento, mentre il CIR e le altre organizzazioni italiane ed europee, specializzate nel settore dell’immigrazione e dell’asilo, avrebbero auspicato delle proposte più coraggiose da parte della Commissione europea verso altri strumenti come, ad esempio, il rilascio di visti per motivi umani tari e quelli a validità territoriale limitata, le procedure d’ingresso protetto o l’attivazione della Direttiva sulla protezione temporanea.
Nella presente pubblicazione, gli autori hanno voluto descrivere come sono stati messi in pratica i vari strumenti relativi all’accesso legale e protetto, da attivarsi dall’estero, prima dell’arrivo dei richiedenti asilo in Europa, e analizzare i vari aspetti di questi meccanismi di protezione.
Nell’ultimo capitolo sono state fatte delle proposte volte al cambiamento e ad un approccio che non sia di chiusura e di esclusione, ma di effettiva condivisione degli oneri e delle responsabilità tra gli Stati membri, e di una maggiore solidarietà nei confronti dei paesi terzi.
La pubblicazione è stata curata per il CIR dalla responsabile dell’ufficio legale Maria de Donato Cordeil e dal Portavoce Christopher Hein con la collaborazione di: Assunta STIFANO

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